Sono già trascorsi tre anni dall’entrata in vigore della Legge Delrio che ha fatto nascere nei capoluoghi delle più grandi regioni d’Italia le Città metropolitane.
A Torino l’esperienza registra luci ed ombre che sono state analizzate, nella mattinata di martedi 27 giugno, durante un seminario rivolto soprattutto ai sindaci, da Ires Piemonte, aperto dalle relazioni del suo ricercatore Fiorenzo Ferlaino e del past president, il professor Angelo Pichierri, sociologo della Università degli Studi di Torino.
Le città metropolitane sono nate con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sociale ed economico dei rispettivi territori: è ciò che accade già da tempo in molte realtà europee, in cui le istituzioni che governano le aree metropolitane attraggono investimenti, gestiscono la pianificazione strategica, stimolano i processi d’innovazione tecnologica.
In Italia, a tre anni dall’approvazione della legge Delrio, i buoni propositi e le enunciazioni di principio faticano ancora a tradursi in politiche concrete. Troppe le criticità esistenti: in primis la carenza delle risorse finanziarie disponibili, ma anche la scarsa funzionalità di sistemi di governance e di elezione degli amministratori che stentano ad essere pienamente operativi. Eppure le opportunità da cogliere sono molte.
Il segretario e direttore della Città Metropolitana di Torino, Giuseppe Formichella, ha insistito sul grande problema della Città metropolitana di Torino, cioè i tagli economici e le difficoltà finanziarie, ma anche sulla grande dote cioè le sue risorse umane, il personale qualificato ed esperto, al servizio dei territori.
La politica comunque crede nella scommessa della Città metropolitana e il vicesindaco metropolitano Marco Marocco lo ha confermato, facendo però presente l’assoluta necessità di intervenire a livello centrale per rivedere la legge Delrio. Un impegno sul quale ha concordato anche il presidente di ANCI Piemonte Alberto Avetta, convinto che serva l’impegno di tutti per far decollare questo progetto strategico.
La legge 56 impone alle Città metropolitane una cornice strategica: può essere l’occasione per integrare e valorizzare alcune aree o siti industriali dismessi, inserendoli in un disegno di medio lungo periodo e in un quadro territoriale coerente, che leghi il centro metropolitano agli ambiti più periferici.
Dal confronto è emersa la convinzione che debba essere l’occasione per costruire una visione, un progetto di territorio di area vasta che restituisca senso e una vocazione alla Città metropolitana attraverso una governance partecipata, che premi un sistema di valori cooperativi e avvicini le aree urbane a quelle periferiche e rurali.
Le videointerviste realizzate a margine dell’evento e la fotogallery.