Accoglienza

Ad un mese dalla scadenza dello stato d’emergenza per l’Ucraina, i Comuni sono ancora in attesa di conoscere le sorti degli oltre 4.000 posti SAI finanziati per l’accoglienza di famiglie ucraine, scaduti alla fine dell’anno scorso.

“Siamo di fronte ad una situazione che è al limite del surreale”, spiega il delegato ANCI all’Immigrazione, Matteo Biffoni, commentando il ritardo nella pubblicazione dell’ordinanza della Protezione Civile per la proroga del finanziamento dei progetti approvati nel settembre scorso. “Non si comprende come sia possibile – spiega Biffoni – che un’ordinanza con carattere di urgenza possa perdersi nei meandri del ministero dell’Economia”.

Con la Legge di Bilancio 2023, il Dipartimento della protezione civile è stato autorizzato ad adottare ordinanze allo scopo di assicurare la prosecuzione delle attività e delle misure per garantire la continuità della gestione emergenziale, che viene nella stessa sede prorogata al 3 marzo, in coerenza con le disposizioni europee.

“È grave – dice Biffoni – che i Comuni siano lasciati in una terra di mezzo, senza conoscere le sorti dei propri progetti e di tutto ciò che ne consegue. In questa situazione – aggiunge – sono diversi gli aspetti da considerare. Innanzitutto, l’esposizione dei Comuni dal punto di vista economico-finanziario, dato che le spese sostenute dai Comuni a partire dal 31 dicembre non poggiano su alcun tipo di riferimento documentale, ma su rassicurazioni che ANCI, in accordo con la Protezione Civile e il Viminale, si è assunta il rischio di fornire. L’incertezza della situazione impone prudenza e molti Comuni, che pure si erano detti disponibili ad accogliere, non sono stati in grado di attivare i posti, considerato anche il poco tempo rimasto. Non dimentichiamoci – prosegue Biffoni – che parliamo nella maggior parte dei casi di nuclei familiari, spesso con un gran numero di bambini. Noi il peso della responsabilità su queste persone lo sentiamo tutto. Ci chiediamo come mai, peraltro, il modo di garantire la prosecuzione delle altre forme di accoglienza sia stato trovato. Desta stupore che nell’incertezza sia rimasto solo il SAI”.
“Facciamo attenzione – conclude il delegato ANCI all’Immigrazione – perché credo davvero che scoraggiare la disponibilità dei Comuni non convenga a nessuno. Vediamo la tragedia immane che ha scosso Turchia e Siria e che attiverà, senza ombra di dubbio, conseguenze rilevanti in termini di flussi di persone in cerca di protezione, verso l’Europa e quindi l’Italia”.