Avetta Presidente
Avetta Presidente

Autorità, colleghe e colleghi, gentili ospiti.
Vi ringrazio molto per la fiducia di cui mi onorate quest’oggi e Vi assicuro che farò tutto quanto è nelle mie possibilità per convincerVi che è stata una fiducia ben riposta.
Nei trenta mesi che abbiamo davanti, prima del rinnovo dei nostri organi associativi, completeremo un mandato che ereditiamo dall’amico Andrea Ballarè – che ringrazio molto per quanto fatto finora – e tutti insieme affronteremo un dossier molto impegnativo.

ANCI, come ha ricordato il Presidente Decaro a Bari, è – e vogliamo che sia sempre più – il sindacato della coesione nazionale, il sindacato delle comunità e dei cittadini.

E tra i tanti temi che ci impegneranno nei prossimi mesi almeno 3 sono quelli cui, in piena sintonia con gli obiettivi di ANCI nazionale, ritengo sia prioritario dedicare la massima attenzione dell’Associazione:
– la crescita economica delle nostre comunità, che si traduce in posti di lavoro
– la salvaguardia dei nostri territori sempre più fragili e quindi esposti alle calamità naturali
– le politiche di accoglienza
Tre temi che solo in apparenza sono distanti tra loro. Penso invece che, come sempre, sarà la nostra resilienza, la nostra capacità di adattarci al cambiamento, l’elemento che ci aiuterà a trasformare le criticità in opportunità per tutti.
Noi abbiamo il dovere di aiutare le nostre comunità a superare un’incertezza che genera ciò che il filosofo polacco Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, ha definito “Il demone della paura”.
Ognuno di noi, ogni Sindaco, vive ogni giorno i drammi individuali derivanti dalla perdita del lavoro e delle sicurezze economiche; della piccola e media impresa che fatica a essere competitiva per la carenza di infrastrutture materiali o di comunicazione; delle famiglie con le loro giuste esigenze di stabilità e di qualità dei servizi pubblici locali.
Noi dobbiamo coltivare quella rete di relazioni tra le persone che, a partire soprattutto dalle piccole comunità, rappresenta la spina dorsale della nostra coesione nazionale.
Per farlo abbiamo bisogno di riattivare luoghi del dialogo. In una società che spesso tende a una superficiale disintermediazione delle decisioni collettive, ANCI è ancora un luogo trasversale di informazione, di formazione, di partecipazione, di confronto e di decisione. Uno strumento che va oltre i partiti e gli schieramenti politici e che offre accoglienza a tutte le esperienze della rappresentanza locale.
E lo è a maggior ragione in Piemonte, terra di tante realtà di piccole e medie dimensioni che convivono accanto ai comuni grandi: su 1.201 Comuni solo 48 città superano i 15.000 abitanti e solo 6 città superano i 50.000 abitanti.
Noi dobbiamo riconoscere ad ognuno la propria specificità e il proprio contributo essenziale allo sviluppo sociale ed economico della nostra regione e, al tempo stesso, dobbiamo lavorare affinché la gestione collegiale dei servizi – sia essa nelle forme più o meno strutturate come la legge prevede – non sia imposta ma sia piuttosto favorita e incentivata.
Durante uno degli ultimi incontri con il Presidente Ballarè abbiamo deciso di stanziare una somma importante per un progetto che vogliamo chiamare “Centrale Operativa Piccoli Comuni”: un servizio permanente di consulenza e di supporto alle necessità dei nostri enti; dalla stesura del DUP o del bilancio, ai problemi complessi di pianificazione urbanistica o di gestione dei tributi, fino al supporto nei processi di unione o di fusione dei comuni.
Al tempo stesso, consapevoli del ruolo fondamentale delle aree urbane più grandi a cominciare dal Capoluogo, vorremmo metterle attorno al tavolo in modo permanente, attivando una specifica “Consulta delle Città di ANCI Piemonte”, in modo che si possano scambiare buone pratiche per un costruttivo confronto a livello nazionale.
Con un obiettivo sopra gli altri: quello rendere l’azione amministrativa sempre più efficace ed efficiente; rendendola, in altre parole, più rispondente alle esigenze di una società che cambia ogni giorno.
Noi dobbiamo essere capaci di cambiare prima che qualcun altro ci costringa a farlo.
Ed è compito di ANCI interpretare il cambiamento con uno spirito dialettico e propositivo nei confronti della Regione e del Governo.
Per fare questo, ne sono convinto, noi dobbiamo recuperare autonomia politica.
Il Presidente Mattarella a Bari ci ha ricordato che “[…] Per un lungo periodo i Comuni hanno pagato un prezzo elevato alle restrizioni del bilancio dello Stato […]”. E che i tagli hanno colpito non solo gli sprechi ma anche “[…] il tessuto sociale, i servizi alle persone, gli investimenti, la manutenzione, il sostegno alla crescita […]” aumentando il divario sociale.
Per un periodo troppo lungo siamo stati “soffocati” nella nostra capacità di scelta e di azione.
Il ritorno ad una maggiore autonomia politica ci consentirà di garantire alle nostre comunità una adeguata capacità di programmazione e una adeguata capacità di investimento che si traducono in maggiore sicurezza, lavoro, occupazione e sviluppo locale.
La consapevolezza del nostro Presidente è per noi un grande supporto.
E non a caso questo periodo pesantissimo si è interrotto con la Legge di Stabilità 2016 – che grazie al lavoro costante e determinato di ANCI e del Presidente Fassino prima, nonché di Decaro poi – ha aperto un nuovo capitolo nel rapporto tra Stato e Comuni.
Questa positiva inversione di tendenza deve tuttavia essere consolidata anche sotto il profilo normativo.
Da questo punto di vista è ormai evidente che alcune recenti riforme hanno bisogno di un robusto tagliando ed altre hanno bisogno di essere del tutto ripensate.
Vanno ripensate e superate le limitazioni alle assunzioni di personale, perché ormai troppo spesso ai nostri comuni manca un ragioniere che possa scrivere il bilancio. Allo stesso modo debbono essere riscritti gli obblighi di gestione associata per i piccoli comuni.
Anche la legge Delrio ha bisogno di un robusto tagliando, poiché è sotto gli occhi di tutti come le migliori intenzioni di semplificazione del sistema istituzionale non possano sopravvivere se, all’indomani di una riforma che è stata definita “epocale”, ben tre leggi finanziarie di seguito ne affossano ogni velleità con prelievi forzosi insostenibili.
Permettetemi tuttavia di salutare le Province e la Città Metropolitana, che per la prima volta accedono alla nostra assemblea regionale come soci di ANCI.
Siamo felici e orgogliosi di aver portato a compimento, per primi in Italia, una significativa operazione di unificazione della rappresentanza nel governo locale, dando concreta attuazione ad uno degli aspetti più innovativi della riforma. Ossia al fatto che, oggi, il governo delle province e dei comuni è nelle stesse mani. Nelle mani dei Sindaci.
E nelle nostre mani c’è l’opportunità di tornare a svolgere un ruolo di primo piano a cominciare dai tre temi cui ho accennato.
Gli investimenti locali nella messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubblici; gli investimenti in prevenzione dei rischi idro-geologici; gli investimenti nella manutenzione delle infrastrutture stradali sono il mezzo attraverso il quale noi possiamo contribuire a rilanciare l’economia del Paese garantendo, al tempo stesso, sia nuovi posti di lavoro sia una vita più sicura nelle nostre comunità.
Il tema degli investimenti per la prevenzione deve tornare in cima all’agenda dei nostri comuni soprattutto nel rapporto con la Regione affinché continui a concedere gli spazi finanziari che negli ultimi due anni hanno permesso, anche ai piccoli comuni, di realizzare tante opere pubbliche e interventi di messa in sicurezza.
I terremoti in centro Italia e il maltempo di fine 2016 in Piemonte e in altre regioni ci insegnano una volta di più quanto sia cruciale investire sulla prevenzione e sulla protezione civile.
Insieme, occorre lavorare sulle reti del volontariato di protezione civile e nell’offerta di personale tecnico e amministrativo comunale e provinciale da inviare in missione laddove c’è più bisogno, soprattutto dopo che si spengono i riflettori dei media sui teatri di emergenza.
ANCI continuerà ad utilizzare i canali di comunicazione che abbiamo potenziato per arrivare al maggior numero possibile di amministratori. Su questo specifico tema, abbiamo inoltre definito con la protezione civile regionale e con ANCI nazionale un protocollo che semplifica le procedure per le missioni.
Del pari, sempre in tema di contributo allo sviluppo, lavoreremo molto anche sul fronte dei fondi europei. Il periodo di programmazione 2014-2020 rappresenta un’opportunità per attrarre risorse finanziarie che sono decisive.
Oltre alle risorse dei fondi strutturali, l’Europa mette a disposizione ben 185,7 miliardi di euro per il finanziamento di circa 50 programmi tematici diretti e iniziative in settori quali la mobilità sostenibile, l’istruzione, la formazione professionale, la cultura, l’innovazione e l’efficientamento energetico delle strutture pubbliche.
Sarà pertanto un obiettivo strategico dell’Associazione il rafforzamento della dimensione europea e internazionale del proprio territorio, attraverso la Cooperazione Europea e le relazioni internazionali, mettendo a disposizione di tutti gli associati le informazioni e le professionalità necessarie per accedere ai fondi e sviluppare la progettazione.
Con una particolare attenzione ai Comuni piccoli e medi che spesso, a fronte di risorse inadeguate, sono capaci di intuizioni innovative che ANCI Piemonte vuole assolutamente valorizzare.
Con la stessa intensità lavoreremo sulle politiche di accoglienza che, laddove non governate in modo adeguato, vengono ovviamente – e comprensibilmente – percepite dalle nostre comunità come un’insidia.
Ciascuno di noi è ben conscio che un grande Paese come il nostro dovrebbe saper mettere in campo un sistema di accoglienza adeguato sia per i rifugiati politici sia per i migranti economici.
Consapevole della complessità del tema, ANCI ha proposto un modello di integrazione che, a nostro giudizio, è il più funzionale.
Lo SPRAR consente ai Sindaci di partecipare attivamente al governo del fenomeno mettendo a servizio la sensibilità e la conoscenza del territorio che solo un amministratore locale può vantare. Il nostro obiettivo è quello di contribuire a diffonderlo sempre più e sempre meglio al fine di dar vita ad un reale modello di accoglienza diffusa su una platea ampia di Comuni. E fortunatamente in Piemonte possiamo vantare un dialogo aperto, costruttivo ed efficace con il sistema delle Prefetture che ci permette di adottare i correttivi necessari al progredire dell’emergenza.
Infine c’è un ultimo tema che ci sta particolarmente a cuore: la formazione.
Nel corso del 2016 ANCI Piemonte ha organizzato 8 grandi eventi di incontro per gli amministratori che hanno raccolto più di 1.000 partecipanti. Abbiamo inoltre patrocinato 29 iniziative locali di successo e 3 cicli di formazione con la Fondazione IFEL che hanno registrato altre 560 presenze.
Dopo anni di tagli ai bilanci agli enti locali, ed orfani di un modello istituzionale chiaro e definito, ANCI è forse oggi l’unico soggetto sul territorio che può offrire formazione e aggiornamento con iniziative gratuite e, ovviamente, di qualità.
Questo investimento sul capitale umano è una delle nostre attività più rilevanti e gratificanti.
E ci impegneremo ancora di più, offrendo un corso strutturato per chi ha intenzione di candidarsi alle elezioni amministrative: un’iniziativa che ha l’obiettivo di creare un terreno comune di conoscenza e competenza di base per tutti coloro, e penso in particolare ai giovani, che vorranno iniziare in modo più consapevole e determinato l’esperienza di amministratore locale.
Con la Fondazione IFEL potenzieremo l’offerta formativa rivolta ai nostri funzionari, incrementeremo i focus group e le nostre reti di esperti nelle varie materie.
E come avete potuto vedere dal seminario di questa mattina, dedicato alle misure di prevenzione della corruzione, vogliamo essere in prima fila anche sull’innovazione organizzativa dei nostri enti.
Nuove funzioni, come la pianificazione strategica, ci impongono un vigoroso salto di qualità.
La raccolta e l’elaborazione tempestiva di dati di qualità – la cui conoscenza e disponibilità è presupposto indispensabile di ogni adeguata programmazione sociale ed economica – è uno di questi e ANCI vuole dare corso concreto al protocollo sottoscritto qualche mese fa a Torino con Istat.
Sul fronte dell’innovazione tecnologica, consapevoli del digital divide che ancora oggi limita le potenzialità delle nostre aree montane, stiamo lavorando, insieme ad UNCEM e alla Regione, alla diffusione del Piano Nazionale sulla Banda Ultra Larga e, per marcare l’importanza del progetto, proporremo un Premio per l’innovazione in sinergia con il Forum PA nazionale.
E siamo consapevoli che per fare tutto ciò possiamo confidare sul ruolo delle Province e della Città Metropolitana che diventa fondamentale nel coordinare ed agevolare adempimenti sempre più numerosi e complessi.
Questo, cui ho sinteticamente accennato, è il programma di lavoro che ANCI Piemonte ha davanti a sé per i prossimi mesi.
Il Piemonte è grande: tiene in sé tante realtà territoriali molto diverse tra di loro che debbono dialogare; accomuna sensibilità, peculiarità e potenzialità diffuse che debbono essere costantemente integrate e portate a sintesi.
Per questo, ne siamo persuasi, è necessaria un’ANCI sempre più dialogante e sempre più itinerante; un’ANCI che non si limita a coordinare da Torino ma che si sposta sui territori, che ascolta e risponde alle istanze dei nostri associati.
Oggi ci assumiamo questo impegno forti di un’associazione ricca di competenze tecniche e politiche con persone di grande esperienza che lavorano al fianco di giovani amministratori determinati e appassionati.
Noi continueremo ad essere così, un’ANCI di tutti, aperta, inclusiva e propositiva.
Grazie.
(*) neopresidente ANCI Piemonte